Quali sono i disturbi d’ansia più comunemente trattati?
Tra i disturbi d’ansia più diffusi troviamo solitamente il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), disturbo di panico (PD), disturbo post-traumatico da stress (PTSD), disturbo d'ansia generalizzato (GAD), disturbo d'ansia sociale o fobia sociale e fobie specifiche, come la paura degli spazi aperti (agorafobia) o di spazi molto ristretti claustrofobia).
Dott.ssa Federica Gradante
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Che ruolo hanno i farmaci nel trattamento dei disturbi d’ansia?
Negli ultimi anni si è notato come il metodo più rapido per trattare i disturbi d’ansia siano i farmaci (prescritti dal medico o dallo psichiatra), vanno per la maggiore i tranquillanti ed i sedativi che però rischiano nel lungo termine di portare a dipendenza e possono avere numerosi effetti collaterali. Gli antidepressivi non creano abitudine ma possono avere effetti spiacevoli quali aumento ponderale, disturbi del sonno, inappetenza, problemi gastro intestinali, diminuzione della libido. Tutti gli esperti nel settore e le riviste scientifiche concordano nel riconoscere come i pazienti dovrebbero integrare la terapia farmacologica alla psicoterapia per poter beneficiare di miglioramenti nel lungo termine.
Quali sono gli approcci psicoterapici più usati ed efficaci?
Due forme comuni di psicoterapia utilizzate per il trattamento dei disturbi d'ansia sono la terapia comportamentale e cognitiva: nella terapia cognitiva, il terapista aiuta il paziente a riconoscere schemi di pensiero disfunzionale riadattandoli a pensieri più utili. Ciò che viene insegnato al paziente è di “evitare di evitare l’ansia” ovvero affrontare le situazioni problematiche e stressogene in modo graduale in un contesto controllato e sicuro. Nella terapia si lavorerà anche per individuare comportamenti limitanti e problematici che spesso si accompagnano all’ansia, il paziente potrà man mano migliorare questi schemi comportamentali mediante diverse tecniche quali ad esempio il rilassamento muscolare progressivo di Jacobson e la respirazione profonda (esercizi molto utili ad esempio quando si verifica l’iperventilazione tipica degli attacchi di panico).
Questi due trattamenti richiedono una rieducazione della mente e sono solitamente usati insieme in un più ampio approccio psicoterapico definito appunto cognitivo comportamentale (CBT). La CBT è usata per trattare in modo efficace tutte le forme d'ansia sopra citate.
Altre forme di CBT facenti parte delle cosidette “terapie di terzo livello” sviluppatesi più di recente sono la terapia focalizzata sugli schemi (o Schema Therapy di Young), la terapia comportamentale dialettica (della Linehan) e la terapia razionale emotiva (di Ellis). A queste terapie verranno dedicati specifici articoli.
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Quali sono le tecniche maggiormente usate nella CBT per i disturbi d’ansia?
Sempre parte della psicoterapia comportamentale è una tecnica di fondamentale importanza nel trattamento delle sindromi ansiose quale l'esposizione con prevenzione della risposta, tale tecnica viene spesso usata per trattare fobie specifiche. L'esposizione con prevenzione della risposta comporta la familiarizzazione graduale del paziente con l'oggetto o l'azione che risulta essere fonte di ansia, una sorta di trattamento che per gradi permette al paziente di affrontare le sue paure. Per portare un esempio di successo, un uomo che aveva sviluppato una fobia specifica verso gli insetticidi (dopo un incidente di avvelenamento nel contesto lavorativo) ha portato avanti un trattamento CBT che includeva l’esporsi a situazioni in cui le persone lavoravano a contatto con insetticidi. Dopo le prime sessioni di esposizione in presenza del terapeuta o di una persona cara (ben istruita dal terapeuta) la fase successiva consiste nell’auto esposizione.
Che tipo di paziente può beneficiare della CBT?
Come in tutti i trattamenti affinché possano essere efficaci è fondamentale poter contare sul ruolo attivo e coinvolto del paziente che deve essere motivato ad un cambiamento che può avvenire solo attraverso un impegno concreto e stabile. La CBT va considerata una forma alternativa di trattamento per coloro che non desiderano assumere farmaci (quali antidepressivi o sedativi) o che intendono seguire una terapia farmacologica unitamente alla psicoterapia ed hanno l’obiettivo di lavorare anche sulle ricadute. La CBT permette infatti di allenare la mente a nuovi schemi, il paziente impara da solo a riconoscere schemi funzionali e a disattivarli sostituendoli con altri più funzionali e sani.
Dott.ssa Federica Gradante
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BRESCIA - MONTICHIARI
CASTIGLIONE D/S - ASOLA - PIADENA
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